o forse sei tu_carciofo farcito

 

 

Una domanda che mi fanno spesso è dove prendo ispirazione e come nasce l’ispirazione per un piatto.

Una domanda apparentemente semplice che ha però una risposta complicata.

Escludendo quando progetto piatti finalizzati a determinate situazioni, che siano piatti e menù per clienti con esigenze particolari oppure per l’elaborazione dei menù per la consulenza ai ristoranti etc, l’ispirazione arriva da ogni dove e in qualsiasi momento. Ma è solo la scintilla, che balena in un lampo da cui parte un’idea che  però da sola non si sostiene e che non è il risultato finale.

Senza studio e senza progettazione l’ispirazione non va da nessuna parte. Un guizzo, che da solo è fine a se stesso. Si parte dal quel guizzo e si arriva altrove; e talvolta dove arrivo non è quello a cui pensavo all’inizio. Spesso l’ispirazione non ha ancora un’idea chiara di come renderla reale.

L’ispirazione per questo piatto è stato un momento vissuto intensamente alle 6 e mezzo del mattino. Interno auto, una strada di fronte illuminata dai fari e tutto intorno buio. La radio rimandava la voce cristallina di Elisa e le note di “E forse sei tu” riempivano l’abitacolo come la più perfetta delle colonne sonore. Ad un tratto voltandomi ho visto il cielo schiarire con pennellate rosa. Un rosa intenso che acquisiva sfumature aranciate all’orizzonte e oscurava gli alberi e le case in controluce.

Le note risuonavano come melodia mentre ammiravo estasiata quel cielo che appariva come un enorme acquarello. Percepivo il freddo del mattino, il calore dell’auto, i colori del nuovo giorno e l’oscurità della notte tutt’intorno. Non riuscivo a staccare lo sguardo e ascoltavo la musica in bilico tra l’irrefrenabile voglia di fotografare quella bellezza e la capacità di immagazzinare più possibile quell’immagine per poi poterla ridipingere in un acquarello.

Alla fine ho desistito e ho rotto il silenzio tornando alla realtà, al traffico e alla giornata appena iniziata.

Quel ricordo l’ho conservato e dopo qualche giorno ho iniziato a cercarlo in cucina. Sono partita dal cielo, volevo ottenere il colore e la consistenza  esatta per poter ottenere un acquarello. Una salsa da spennellare sul piatto che mi ricordasse le sfumature dell’alba. Quando ho trovato il risultato che cercavo mi sono concentrata sul controluce e sui sapori che mi ricordavano quel momento.

Dopo diversi ragionamenti ho stabilito che il protagonista doveva essere il carciofo. Ho provato 3 tipi di carciofi diversi e posizionati in modi diversi prima di essere convinta. Sul gusto invece sono andata a colpo sicuro, ero certa di cosa volevo raccontare e come. Umami per il calore e il tepore in cui mi crogiolavo, piccante per il freddo dell’inverno, fresco per l’alba, amaro per la notte. Ho lavorato per due settimane per trovare i giusti abbinamenti, le giuste cotture, i giusti ingredienti che realizzassero quel progetto per ritrovare nel gusto, nei profumi e nel tratto quell’emozione. Ho studiato il piatto in ogni dettaglio. Ho scritto il progetto, l’ho disegnato più e più volte, ho cucinato molto. Ho letto i miei testi scientifici e non per poter ottenere quello che stavo cercando. 

Dopo diverse prove, dopo averlo assaggiato e averlo fatto assaggiare a chi amo è nato lui  pronto per essere inserito nei menù degustazione. Il mio carciofo farcito con ragù bianco di tempeh, salsa di barbabietola al miso, gel di carote e arancia al Nanami, rtenero adicchio rosa… “o forse sei tu”

Sarà che il tempo poi, alla fine, proprio non ci sfiora

O forse è solamente il cielo quando si colora un po’ di più

O forse sei tu

O forse sei tu

Ti capirei se non dicessi neanche una parola

Mi basterebbe un solo sguardo per immaginare il mare blu

E niente di più,

E niente di più

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