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TORTIGLIONI CAROTE, BROCCOLI E CAVOLFIORE – FOTOGRAFIE DI ALESSANDRO ARNABOLDI

 

Ho trascorso una domenica con lo yoga della risata. Sono fresca fresca di questa esperienza. Di solito, prima di scrivere la lascio “mantecare”, depositare in me. Questa volta ho voglia di esprimerla “a caldo”.

Avete mai fatto una seduta di yoga della risata?

Tantissimi anni fa, ero ancora fidanzata o forse appena sposati, avevo frequentato un corso di yoga della risata con Davide Giansoldati alla mia scuola di danza. Nessun esercizio fisico di abilità. Non pensiate a qualcosa di banale o stupido, per ridere. Esercizi che ci inducano a ridere.

Ridere fa bene e non è cosa da stolti. Ridere di gusto e con gioia, stimola le nostre cellule e ci fa stare bene, modifica le nostre sensazioni, il nostro umore, la percezione che abbiamo dello spazio, del tempo e di quello che capita. Migliora le relazioni e la nostra salute.

Senza dimenticarci di quello che non va, delle difficoltà o dei problemi. Mi ricordo quando entravo in ufficio sorridente e alcune persone mi dicevano “cosa c’hai da essere felice, cosa hai da sorridere?” Ed il mio sorriso talvolta diventava ancora più allegro, altre volte finiva per spegnersi.

Ecco, diciamo che è l’atteggiamento con cui ci predisponiamo alla vita. Ridere la migliora e ci migliora. Ci riossigeniamo, e con un cervello ricco di ossigeno stiamo molto meglio. Meglio, rispetto a chi non gli fa mai prendere aria!

Devo essere sincere e dire che sono andata con molto scetticismo da Richard Romagnoli, a questo workshock. Mi sono lasciata convincere da MariaCristiana che lo segue da anni, e che a sua volta è diventata trainer dello yoga della risata. Lei lo porta nelle case di riposo degli anziani. Sono andata perché queste cose, diciamo così pompate dove la sua immagine viene riprodotta dappertutto, cosi’ come vengono riportate le sue frasi, lo fanno assomigliare a una sorta di guru. E me ne sto volentieri a debita distanza. Di pubblicità per questa giornata ne avevo vista tanta e un po’ di perplessità le avevo…

Non credo ai santoni e ai guru. Non ci credo più. Prendo con molta diffidenza quelli che vanno in giro professando, che si mettono in cattedra sentenziando o addirittura si elevano su un piedistallo. Provo quasi fastidio. E preferisco stargli alla larga. Sono alla fine dei dissuasori, che ti ingannano con le parole, trascinandoti dove vuoi andare e vuoi sentire. Ma quanto credono realmente a ciò che predicano? Ma soprattutto, quanto sono coerenti con le loro stesse parole e i loro stessi insegnamenti e consigli? Mettono in pratica ciò che professano o sono piuttosto dei predicatori di immagine scegliendo il ben più facile “fate quello che dico ma non fate quello che faccio?”. Di incantatori di serpenti ne ho conosciuti forse troppi e non ne ho una buonissima opinione. Ma è anche pur vero che abbiamo bisogno di maestri, Di persone che ci possano indicare una via, dare la dimostrazione di cosa si può fare. Con il loro esempio. Abbiamo bisogno di leader e di riferimenti, da cui prendere spunto per migliorarci e diventare ciò che desideriamo essere davvero, lavorare su noi stessi per essere noi i nostri stessi maestri. Ma, talvolta, ascoltare qualcuno che ti da una guida, un consiglio può essere utile.

In un mondo di immagine, apparenza, falsità e finto buonismo preferisco chi alle parole mette avanti i fatti. Chi non predica troppo, con frasi preconfezionate e poco reali ma dimostra esattamente quello che pensa, Amo la coerenza. Sono una persona molto coerente e che tiene tantissimo all’integrità morale. Un grande difetto, lo so, e una grandissima difficoltà volere essere etici e coerenti con i propri pensieri e valori.

Sono quindi entrata in questo grande salone, con la musica esplosiva e tantissime persone. E abbiamo riso.

Nessuna barzelletta o modo poco consono o scontato. Abbiamo fatto degli esercizi per imparare a ridere. Sembra assurdo che bisogni imparare a ridere… ma se ci facciamo caso quanto tempo e quante volte ridiamo nella nostra giornata?

Pensare invece se ci svegliassimo alla mattina con una sonora e ristoratrice risata, quanto sarebbe migliore la nostra giornata! Anche se una risata è indotta, a suon di oh oh ah ah ah, il nostro cervello registra che stiamo ridendo e mette in moto tutte le nostri funzioni in “modalità risata” e da finta, la nostra risata diventa reale e spontanea.

Magari basta pensare a qualche cosa che ci fa ridere, qualche cosa di buffo o altro per educarci alla risata. Ridere per dieci minuti ci rilassa e ci rende più sereni, più efficienti, più aperti, meno vulnerabili. I bambini sono la dimostrazione. Loro ridono per nulla, e la loro risata è trascinante. Poi gli insegnamo che bisogna stare composti ed educati, che è fuori luogo ridere e gliela spegniamo. Creiamo dei piccoli uomini imbruttiti. Che disimparano a ridere.

Ridere invece ci migliora anche la salute. Una bella risata è proprio terapeutica.

Nonostante il caos e le tantissime persone, che rendevano ancora più spettacolare il workshop, ho apprezzato le parole e il modo con cui si poneva. Gli esercizi per ridere e i momenti di terapie energetiche. E’ stato emozionante, talvolta mi sono commossa, è stato divertente e sicuramente rilassante.

Sono uscita dalla sala stanchissima, forse molto rilassata e con la mente serena. Sicuramente devo imparare a ridere di più, sopratutto quando ho dei momenti di sconforto o di difficoltà. Ridere ci apre la mente.

Tornata a casa il mio Piccolo Chef stava finendo i compiti. Mi ha raccontato la sua giornata e poi abbiamo acceso la musica e ballato insieme, Ed è stato bellissimo…

Per pranzo avevo preparato per la mia amica ed io, e per i miei ometti rimasti a casa, questa pasta di farro monococco (da quando frequento Ferdinando è diventata consuetudine scegliere il monococco!) condita con carote, zucca, broccoli e cavolfiore… tanto colore perché avevo voglia di allegria… quella scatenata da una risata!

In ogni caso è una delle prime prove del Natale… inizio a sperimentare qualche primo piatto, non si sa mai che me lo facciano cucinare a me!

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tortiglioni di farro monococco con carote, broccoli e cavolfiore

Tortiglioni con carote, broccoli e cavolfiore… allegria!

 

Ingredienti per 4 persone:

350 gr di pasta di farro monococco (io ho scelto i tortiglioni)

3 carote bio

150 gr di zucca bio

2 cipollotti

1 broccolo non molto grande

un quarto di cavolfiore viola

10 castagne già lessate

100 gr di pomodorini confit sott’olio (io li ho preparati questa estate e li tengo in dispensa, ma li trovate anche pronti)

1 limone

peperoncino

aceto di mele

sale, pepe e olio evo

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tortiglioni di monococco con carote, broccoli e cavolfiore

Procedimento:

Pulire le carote e scottarle in acqua bollente salata, tagliate in pezzi non molto grandi, per 8 minuti. Allo stesso modo cuocere la zucca. Spremere il limone. trasferire le verdure in un blender, o nel boccale del frullatore e unire le castagne, il succo di limone, un pizzico di sale e tre cucchiai di olio. Frullare fino ad ottenere una salasso fluida e omogenea.

In acqua bollente salata scottare le cimette di broccoli per circa 4 minuti, scolarle e trasferirle in acqua ghiacciata con sale. Le cimette di cavolfiore invece, scottarle in acqua bollente con due cucchiai di aceto. Scolarle e condirle con un cucchiaio di olio e di aceto.

Affettare sottilmente i cipollotti e farli arrostire, a fiamma vivace con un cucchiaio di olio.

Cuocere la pasta, seguendo i tempi indicati sulla confezione. Scolare la pasta e condirla con olio. Mantecarla con la crema di carote e zucca ben calda e unire i broccoli, cavolfiore e i cipollotti. Aggiustare di sale e pepe e unire i pomodorini. A piacere mettere il gambo dei cipollotti tritato finemente, come se fosse erba cipollina e servire.

Buon appetito!

 

Tempi di preparazione:

45 minuti circa

 

Difficoltà:

facile

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