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Siamo agli sgoccioli di questo anno.  Un po’ tutti facciamo i conti di quello che è stato. Se ci è piaciuto, se è stato facile, faticoso. Se abbiamo realizzato gli obiettivi che ci eravamo posti oppure se le cose non sono andata e come avevamo progettato. Gli scherzi del destino, belli o brutti che siano. Quello che abbiamo provato, coloro che abbiamo incontrato e chi se ne è andato.  I successi, i fallimenti, i momenti di gioia e le lacrime.

E poi si tirano le somme e decidiamo se, alla fine si, sarà un anno da ricordare oppure proprio non vediamo l’ora di bruciare il calendario nel fuoco, sollevati che finalmente è terminato.

Se me lo avessero chiesto oggi un anno fa, avrei risposto che l’anno che mi aspettava sarebbe stato uno schifo. Che non avrei mangiato le chiacchiere e forse nemmeno visto arrivare la Befana. Ero talmente demoralizzata e abbattuta da non vedere futuro. Da non sapere come reagire e da non avere la forza di guardare oltre.

Ero li, persa nel mio dolore e nella mia tristezza, talmente forte da farmi sgretolare i denti, uno a uno e avere emorragie più volte al giorno. Ed ero davvero arrabbiata. Arrabbiata di sentirmi così male, e non avere la forza di reagire. Arrabbiata perché non avevo mai provato un dolore così forte e arrabbiata perché il dolore mi soccombeva e non reagivo, arrabbiata perché non sapevo come uscirne.

Mi sembrava impossibile. Ho sempre reagito a tutto e guardato il lato positivo delle cose, cercato una soluzione eppure ero talmente precipitata da non vedere alcuna luce.  E soffrivo.

Il fatto che i miei amici, vedendomi in quelle condizioni avessero scelto di tornare in montagna per stare con noi mi aveva dato grande speranza e grande serenità.

Mi ripetevo che ero sola e abbandonata ma in realtà si è soli solo da chi non ci vuole.

Chi ci vuole bene è al nostro fianco e non ci abbandona.

Da quel gesto, così inaspettato, solidale e concreto ho capito che dovevo reagire. Che dovevo fare qualcosa.  A volte si cade, a volte si sbaglia, a volte si ferisce e talvolta veniamo feriti. Molto spesso non ci capiamo e dall’incomprensione sorgono i problemi e le avversità.

Ma noi non siamo gli errori che possiamo avere commesso, le parole che abbiamo detto o non abbiamo detto. Noi siamo quello che dimostriamo. I nostri gesti.

In questo anno, iniziato molto faticosamente, ho imparato a guardarmi dentro senza vergogna. Ad attraversarmi, a accettare che non possa essere sempre perfetta e sempre all’altezza per tutti. Che non posso pensare sempre e solo agli altri mettendoli prima di qualunque altra cosa. Ho iniziato a pensare un pochino anche a me. A poco, a poco.

A volermi bene. A pensare che prima di tutto devo essere felice io.

Mi sono resa conto che avevo trascorso mesi in cui mi sentivo euforica, felice come non ero stata mai. E pensavo che quella felicitò l’avevo persa completamente, che non sarebbe tornata più. Pensavo che, se non c’erano coloro che mi rendevano così felice non potevo esserlo.

Invece, cercandomi, ho capito che la felicità la creo io. In ogni luogo e in ogni tempo. Oggi ho una serenità più consapevole, e ci faccio caso ogni volta che sono felice.

Se permettiamo agli altri di dirigere la nostra felicità, vivremo in balia della tempesta.

Ho capito anche che quello che pensavo fosse un sogno distrutto era  solo perché, ancora una volta mettendo davanti gli altri, avevo prestato il mio sogno e che era stato accartocciato e gettato come un foglio di giornale vecchio.

E stavo adeguando al mio sogno a misura deli altri anziché non permettere che nessuno lo calpestasse.

La verità è che nessuno dovrebbe mai calpestare i nostri sogni, qualunque essi siano.  Nessuno dovrebbe essere così forte da farci barattare il nostro sogno, essere burattinaio del gioco e tenerci le fila. Per nessuno dovremmo modificare o adeguare i nostri sogni. E se lo permettiamo, sbagliamo noi.

Mi sono ripresa possesso del mio sogno, e ho ricominciato a sperare e a vedere un futuro.

E’ stato difficile, ho dovuto lottare con tanti sensi di colpa, con tante difficoltà, con tanti pregiudizi e con tanto dolore.

So di essere cambiata tanto in questo anno, eppure rimanere la Marzia di sempre. Quella che ama il rispetto, la giustizia e che se prende un impegno lo porta fio infondo. Che non cambia le carte in tavola mai, perché la parola data è sacra.  Quella che è sempre pronta ad aiutare un amico o una persona che ha bisogno, che si fa in quattro ed è sempre a disposizione anche quando non ne avrebbe  voglia. Quella con tanti ideali di amore e fiducia. Quella che soffre e quella che ama fare festa. Ama vedere le persone stare bene ed è quello che conta, a qualsiasi costo.

Ho imparato che se qualcuno non sente la tua mancanza, probabilmente mentiva anche sul bene che ti diceva di volerti. Ho capito che è bellissimo dire ad un altro “ti voglio bene”, e che continuerò a dirlo a chi lo provo, ma ancora più importante resta dimostrarlo. Essefci quando è il momento.  Esserci sempre e non quando si ha tempo.

Perché non è questione di essere troppo impegnati, occupati, indaffarati. L’amore non ha tempo.  Se uno ha voglia, il tempo lo trova. Lo trova per mandarti u messaggio, se proprio è troppo indaffarato, per farti una telefonata, per bere un caffè, per trascorrere un pomeriggio insieme,  una giornata intera.

Si deve avere voglia.

E da questo ho ricominciato. Se non mi cercano, se non hanno voglia, non era “bene”. L’amicizia, l’amore, le relazioni in generale sono fatte di reciprocità. E si devono basare sulla verità.

Ho imparato a non soffrirne più, o per lo meno ci provo e faccio esercizio ogni giorno.

E in questo modo ho allontanato tutto ciò che mi faceva soffrire.  A stare bene con me stessa e  a non lottare per chi non mi desidera.  Ci sarà chi invece, ama la mia compagnia, le mie premure e la mia amicizia e la saprà apprezzare.

Ho studiato molto, mi sono data da fare, ho iniziato una nuova avventura, ho ascoltato il mio cuore.

Sono andata dove volevo essere, e mi sono fatta meno menate perché stavo pensando a me.  Ho visto quello che volevo vedere, e non ho pensato prima agli altri e poi ai miei bisogni.

Non è egoismo, è volersi bene. E’ prendersi cura di se stessi esattamente come si fa con gli altri.

Il mio anno mi ha vista impegnata, tanto. E tanto stanca. Lo aveva predetto il ki delle nove stelle. Sono sollevata che questo anno stia terminando perché ho voglia di lasciarmi alle spalle tutto il dolore che ho provato, tutti coloro che mi hanno fatto soffrire e per i quali ho pianto, tutta la fatica. E ho voglia di vedere questo nuovo anno come un anno di opportunità, dove gettarmi a capofitto e nuotare in un mare. Dove so che qualunque luogo sarà un luogo di pace e gioia se ci sarò io in cui credo in questo.

Che il luogo più bello del mondo è quello che creo io, non gli altri. E potrà essere ovunque io lo desideri.

Ho capito che devo tenere a distanza le persone false, opportuniste, ipocrite e con falsi moralismi, per la mia salute interiore. Tutto ciò che mi fa male o che mi fa arrabbiare non va bene,  inutile incaponirsi a continuare a  pensare che mi possa adeguare e qualche modo farmelo andare bene.

Chi ci vuole essere ci sarà. E questo mi basta.  E a chi è al mio fianco continuerò a dare il massimo.

Quest’anno sarà un anno grandioso dove spero con tutto il cuore di sorridere.  So di avere ancora delle macchie nere sul cuore. Quelle più dure da cancellare o soltanto dimenticare. Ma non permetterò che oscurino il mio cammino.

Lo inizieremo noi tre, il camino e i giochi in scatola. A casa, in montagna serenamente.  Abbiamo pensato a un menù speciale, diversificato per essere felici tutti e tre.

L’importante è stare insieme, questo è quello che conta più di tutti. E  l’amore per noi lo celebreremo alla grande. Con un tocco di rosso che non fa mai male…..

Un antipasto leggero, semplice e gustoso. Un antipasto che anche Piccolo Chef mi può aiutare a preparare.

Sfoglie di barbabietola, con una crema ai broccoli accompagnata da una salsa alla liquirizia… che il nuovo anno arrivi e ci sorprenda. Tutti!

 

Stella-di-barbabietola-broccoli-e-liquirizia

Stella di barbabietola, broccoli e liquirizia

 

 

Ingredienti per 4 persone:

 

1 rapa rossa grande o due più piccole

1 broccolo

50 m di latte di mandorle al naturale

1 limone

1 cucchiaio scarso di capperi dissalati

peperoncino a piacere

acidulato di umeboshi

20 gr di liquirizia pura

una tazzina di sake

olio evo, olio di girasole alto oleico

sale

 

Procedimento:

Sciogliere in un pentolino la liquirizia con una tazzina di acqua. Quando completamente sciolta e ben densa trasferirla in un contenitore di vetro, tipo un barattolo, oppure in un contenitore ermetico. Unire egual peso di olio, il sale e un pizzico di sale. Chiudere il coperchio e scuotere vigorosamente fino ad ottenere una salsa ben emulsionata. Mantenere da parte.

Pulire la rapa e, con l’aiuto del pelapatate o della mandolinata, ottenere delle sfoglie. Dare forma regolare e marinarle per almeno un’ora in salsa umeboshi.

Sbollentare le comete di broccolo in acqua bollente salata per circa 4 minuti. Scolarle e metterle in un contenitore dai bordi alti. Frullare fino a ottenere una crema liscia.

Preparare una maionese con il latte, il succo di limone, un pizzico di sale e 120 ml circa di olio di girasole alto oleico. Unire la crema di broccoli e i capperi dissalati e continuare a frullare fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo.

Impiattare le sfoglie di barbabietola guarnendo con la crema di broccoli e tappando con la salsa alla liquirizia.

Buon appetito!

 

Tempi di preparazione:

20 minuti circa più il tempo di marinatura

 

Difficoltà:

facile

 

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