Avete mai pensato all’importanza degli imballaggi o, come adesso va di moda dire, del packaging? Se non esistessero i contenitori per il trasporto e la conservazione, di qualsiasi cosa non solo di cibo, sarebbe un bel pasticcio. Da sempre abbiamo cercato soluzioni per trasportare, spostare, movimentare, contenere, conservare… e la lista si farebbe ben più lunga.
Nonostante la nostra vita sia influenzata e contornata da imballaggi di ogni genere, in media ne utilizziamo/tocchiamo almeno 20 al giorno, io non ci avevo mai pensato.
Illuminante e’ stato l’evento a cui ho partecipato, grazie a Alessandra Alessi dell’Istituto Italiano dell’Imballaggio, durante il Fuorisalone 2016.
A tenere le fila di questa interessante chiacchierata Anna Prandoni che, come sempre, ha saputo intrattenere con la sua verve e l’entusiasmo trascinante i presenti, che e’ proprio il caso di dire “non si sono rotti le scatole!”.
Insieme a lei il Direttore dell’Istituto italiano Imballaggio Marco Sachet, che ha saputo dare una panoramica chiara e definita degli imballaggi, della tutela dell’ambiente e dell’impegno che c’e’ dietro ad ogni processo.
Innanzitutto e’ interessante scoprire la differenza tra riuso e riutilizzo. Utilizzati erroneamente come sinonimi, in realtà hanno definizioni ben diverse.
Voi la sapreste?
Un contenitore riutilizzabile e’ quello progettato con il fine di svolgere più volte la funzione per il quale e’ stato prodotto. Pensiamo ai pallet, che servono per spostare più e più volte i materiali.
Il riuso invece e’ quando un oggetto di imballaggio prende nuova vita, al termine dell’utilizzo per cui e’ stato inizialmente progettato. E’ il caso del riciclo, spesso creativo che permette di riutilizzare in maniera diversa gli imballaggi. Su questo sono maestra. Amante dei vasetti, bottigliette, contenitori, e chi più ne ha più ne metta per la “gioia” di mio marito, non butto mai via niente e riuso in modo alternativo. E’ così che i vasetti in vetro dello yogurt (quelli con il tappo) diventano portaspezie, i contenitori del gelato li riutilizzo per la schiscetta di Alessandro, le bottigliette e i vasetti per le conserve e i sughi, le scatoline per contenere i vari oggetti piccoli che ho in giro e così via. Penne, fiori, bottoni, nastrini, piccoli giocattoli… ognuno trova un suo contenitore che con Piccolo Chef mi diverto a decorare.
Un imballaggio deve essere il più possibile efficiente ma questa efficienza deve andare di pari passo con la sostenibilità. Oggi, c’e’ assoluta necessità che un imballaggio sia progettato e creato in modo tale che sia funzionale ma che non incida sull’ambiente.
Esiste una legge europea a riguardo. Se un contenitore e’ meno voluminoso e più leggero, in base alla sua funzione, minore sarà l’impatto sull’ambiente.
Il principio e’ che dovremmo riuscire a dare nuova vita ai contenitori,anziché farli diventare subito rifiuti. L’importante è conferirli nella raccolta differenziata, avviando al riciclo, oppure generando calore trasformandolo in energia alternativa, oppure facendolo diventare terriccio compostabile di qualità da utilizzare per le piante anziché inquinare.
Un altro punto su cui mi sono soffermata a riflettere e’ il legame tra l’imballaggio e il cibo. Non lo avevo mai analizzato da questo punto di vista ma, se ragioniamo, ci accorgeremo che più un alimento subisce trasformazioni e lavorazioni, maggiori saranno gli impatti ambientali (derivanti dal fatto che ci sono molti passaggi e l’intera filiera e’ più lunga) e ancora più che lo spreco alimentare e’ altissimo proprio a causa dell’imballaggio. In media 27 kg di cibo procapite all’anno vanno persi proprio per l’inefficienza del packaging e per i vari passaggi. Pensate solo al grande contenitore in cui c’e’ un prodotto che poi viene diviso in contenitori più piccoli. Di certo una parte di quel prodotto rimarrà nel primo contenitore sprecandolo.
Ho realizzato, quindi, che un imballaggio deve proteggere, contenere e trasportare. Deve essere pratico, facile da aprire ed utilizzare, intuitivo e bello.

Logo_ Oscar-2016
Da tutte queste considerazioni e’ nato l’Oscar degli Imballaggi. La manifestazione, nata nel 1957, e’ volta a premiare quegli imballaggi che per la loro peculiarità esprimono innovazione nel campo della tecnologia, del design, ma anche, della sostenibilità. Con gli anni questo concorso ha vissuto apici e momenti di pieno disinteresse. Dal 2015 e’ stato nuovamente rimodernato e sono state introdotte proprio queste nuove categorie per definire al meglio il “best packaging”. Ruolo fondamentale lo ha il design, di fatto siamo attirati da un bell’involucro quando facciamo i nostri acquisti. Ma non sono da meno l’innovazione e l’attenzione all’ambiente. Queste tre categorie speciali si aggiungo alla sezione principale. Tanti i patrocini, da Conai (consorzio nazionale imballaggi) alla Scuola di Desing, AltroConsumo e Ipack-ima.
Alcune aziende si sono fatte promotrici di vere e proprie novità cercando di presentare sul mercato imballaggi utili, ma anche e soprattutto, etici e sostenibili oltre che belli ed accattivanti per il consumatore.
Dopo la piacevole chiacchierata ho visitato la mostra in cui erano presenti i finalisti dell’Oscar che sono stati premiati il venerdì successivo. Tra tutti quelli presenti, uno mi ha colpita in maniera particolare: il packaging derivato dai fagioli. Non era per me una novità perché trovandolo davvero interessante, avevo cercato di documentarmi a riguardo. E’ sotto certi aspetti per me più interessante in quanto legato al mio mondo, di cucina naturale e vegetale, ma di fatto e’ estremamente all’avanguardia.

Lucaprint_Crush
L’imballaggio, dell’Azienda Pedon, e’ prodotto grazie alla lavorazione degli scarti non commestibili dei legumi, in questo caso dei fagioli, che, attraverso un processo di lavorazione, diventano una fibra in grado di essere trasformata in packaging del prodotto. Presenti anche altri packaging, tutti frutto di studi approfonditi.
Durante il pomeriggio ho avuto inoltre occasione di giocare con il test sugli imballaggi. Il risultato e’ stato che scelgo packaging pratici, senza badare al design ma piu’ all’occorrenza del caso. Se vi va di giocare potete accedere a questo link http://wearepackagingfans.com/site/di-che-packaging-sei/ .
Ho preso anche una copia della Carta Etica degli Imballaggi. Credo che oggi sia assolutamente importante guardare al futuro in maniera etica e sostenibile. Purtroppo tante disattenzioni che abbiamo avuto in passato ci stanno facendo pagare un duro prezzo e non ci resta che rimediare, guardando al futuro in un’ottica più consapevole e coscienziosa. Mi sono presa del tempo per leggerla. E’ stato interessante soffermarmi sull’importanza di questo potente mezzo. Riguarda tutti noi, perché siamo coinvolti nel nostro quotidiano e ben sappiamo quanto possiamo influenzare il mercato in base alle nostre scelte. Un pensiero più lungimirante e attento, anche verso il packaging, farà sicuramente bene a noi stessi, all’ambiente e al nostro portafoglio.
Il venerdì, dunque, la premiazione. Nella Sala Buzzati, all’interno della sede del Corriere della Sera, si e’ svolta la serata conclusiva in cui sono stati premiati i migliori 8 imballaggi, tra cui quello realizzato con i fagioli, per il quale io facevo il tifo.

Oscar dell'Imballaggio 2016 - Alessandra Alessi e Diego Parassole

Oscar dell’Imballaggio 2016 – Alessandra Alessi e Diego Parassole

Conduttore della serata Il conduttore è Diego Parassole. La serata e’ poi proseguita, negli spazi della mostra, con un party dove erano presenti, per allietare il pubblico presente, il bar tender Frog, Enrico Contro del Pravda, e lo Chef Fabrizio Sansoni.

Oscar dell'Imballaggio 2016

Oscar dell’Imballaggio 2016- Chef Fabrizio Sansoni

Oscar dell'Imballaggio 2016 - Il Bar Tender

Oscar dell’Imballaggio 2016 – Il Bar Tender Enrico Contro

Un bellissimo appuntamento che mi segnerò in agenda per il prossimo anno. La mia curiosità e’ insaziabile e ho proprio voglia di continuare ad approfondire questo argomento. Nel mio piccolo, e a volte inconsciamente, faccio attenzione al packaging. Da oggi il mio sguardo sara’ ancora piu’ attento.
Tornata a casa ho pensato che anche il cibo stesso è contenitore. Ho riflettuto su come poteva essere anche creativo e bello da vedersi, servire qualcosa nella buccia di un frutto o di una verdura è carino ma avresti nella maggior parte dei casi uno scarto che non volevo. Ragionando ho pensato di usare le patate. Tagliate sottilmente e messe in piccoli stampi per i muffins hanno formato un cestino croccante che ho poi farcito con una crema di carote.
Perfetti come antipasto o piccoli finger food, erano buonissimi e a casa sono andati a ruba.

cestini di patate alla carota

Cestini di patate alla carota

Cestini di patate alla carota

Ingredienti:

1 patata piutosto grande e regolare
2 carote
30 gr di nocciole
una manciata di basilico fresco
1 cucchiaio di lievito alimentare
pomodorini essiccati
sale e olio evo

cestini di patate alla carota

cestini di patate alla carota

Procedimento:

Lavare la patata, strofinandola bene con la spazzola per le verdure. Con l’aiuto di una mandolina affettarla sottilmente.
Salare leggermente le sfoglie di patata ottenute e disporle intorno al bordo in piccoli pirottini da muffins. Fare più starti facendo bene attenzione a coprire tutto il contenitore. In ultimo mettere una fettina anche sul fondo.
Proseguire nell’operazione fino a terminare tutte le sfoglie di patata. Trasferire i pirottini su una leccarda e infornare, in forno caldo, a 200 gradi per circa 15 minuti. Le sfoglie, cuocendo, dovranno asciugarsi e compattarsi, lasciando il bordo più esterno dorato. Se necessario proseguire la cottura per ulteriori 3-5 minuti.
Sfornare e lasciare raffreddare. Quando saranno fredde, staccare dai pirottini con cura.
Nel frattempo preparare la crema di farcitura. Pelare e lavare le carote, spuntando le estremità, e tagliandole in due o tre parti. Lessare, in acqua bollente salata per 15 minuti. Scolare e far raffreddare.
Mettere nel mixer le nocciole e tritarle fino a ridurle in granella. Aggiungere le carote e frullare nuovamente. Al composto aggiungere le foglie, lavate e asciugate, di basilico, il lievito alimentare e un cucchiaio di olio extravergine di oliva.
Frullare nuovamente fino ad ottenere una crema liscia ed omogenea. Aggiustare di sale e farcire con la crema ottenuta i cestini di patata.
Guarnire con pomodorini essiccati e servire.
Buon appetito!

cestini di patate alla carota

cestini di patate alla carota

Tempi di preparazione:

45 minuti circa

FacebooktwitterpinterestmailFacebooktwitterpinterestmail