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MI FIDO DI TE – GAZPACHO DI CAROTE E PESCHE, RISO E FAGIOLI LATTOFERMENTATI – FOTOGRAFIE DI ALESSANDRO ARNABOLDI

 

Mercoledì sono stata a fare un provino per una trasmissione televisiva; mentre preparavo goffamente il mio piatto mi hanno chiesto come potessi essere così serena e tranquilla. Era una competizione, si domandavano se avessi paura, se fossi agitata o tesa.

In quel momento mi sono resa conto di non esserlo affatto. Fino al momento prima di entrare ero agitatissima, la notte prima non ho praticamente dormito, il mio intestino era in subbuglio; ma, appena mi sono messa a cucinare, ho iniziato a sorridere e rilassarmi.

Certo, sentivo le farfalle nello stomaco, l’agitazione, ma soprattutto percepivo la contentezza.

L’unica risposta che sono riuscita a dare è stata che ero talmente felice per il fatto che stavo facendo la cosa che amo di più che era della lunga più forte rispetto all’agitazione che stavo provando.

Cucinare mi rende felice. Lo sono sempre stata, è sempre stata la sensazione che provo quando sono in cucina e quando preparo i miei piatti, per me e per gli altri. Ma ora, ora la vivo intensamente.

Non ho più bisogno di nascondermi e di farlo di nascosto. Di ritagliarmi del tempo nel tempo libero e cercare di non dare troppo nell’occhio perchè il mio lavoro, la mia posizione, il mio ruolo è un altro e potrebbe interferire. Ho sempre pensato che la mia passione fosse quasi un macinio. Avevo un ruolo, una responsabilità. L’ambizione di un genitore che desiderava vedermi realizzata in un determinato contesto, avevo aspettative da mantenere, Con chi amo, per chi lavoravo.

La cucina mi chiamava, mi faceva stare bene e mi permetteva di essere me stessa, sorridente e felice. Ma quasi non mi concedevo la bellezza di vivermela, quasi non me la potessi permettere. Perchè avrei deluso le aspettative, perchè mi avrebbe distratto da altri obiettivi, perchè non era la mia strada.

La cucina era troppo prepotente, un richiamo come le sirene per Ulisse, che continuavo a negare, cercando di barcamenarmi e stare in un equilibrio. Sospesa su un filo. Manager di giorno, cuoca di notte. La notte però sembrava non bastare più. Ad ogni cosa nuova che imparavo, ad ogni nuovo gusto che conoscevo, ad ogni nuovo piatto che realizzavo era un passo verso la conquista di una consapevolezza sempre più grande.

Le scelte che ho sempre fatto fino a quel momento erano dettate da senso di responsabilità, logica e opportunità. Non avevo studiato per fare la cuoca, come potevo permettermi di farlo? Da specialista delle risorse umane mi dividevo tra il cinismo e il preconcetto di dover seguire il proprio percorso di studi, di specializzarsi. Ero la figlia di un Riva, ero  destinata a ricoprire un ruolo nell’economia, non pulir patate. E dall’altra parte, il riconoscimento del talento e della meritocrazia.Da HR  ho sempre premiato e supportato, ammirato e sponsorizzato, chi ci mette passione, chi si costruisce da solo e chi ce la fa con le proprie forze. Chi ha determinazione, passione e ci mette dedizione, sudore ed impegno. Perchè invece con me lo rinnegavo e me ne privavo? Avevo un sacco di pregiudizi, un sacco di sensi di colpa.

Sono entrata in una tempesta. Ho iniziato a stare male. Complici le delusioni, periodi difficili, le avversità, mi si è presentato di fronte il momento di scegliere. E dopo battaglie profonde, laceranti e tortuose ho scelto la cosa più semplice e ovvia. Ho scelto di essere felice.

Ho capito che tutto quello che stava capitando si amplificava perchè non mi volevo ascoltare. Mi sono spogliata dei sensi di colpa, dei sensi di responsabilità, degli obblighi, dei ruoli, degli status symbol, dei pregiudizi e dei giudizi e mi sono connessa con me stessa.

Ho l’opportunità più grande, vivere. E questa è la mia vita. Non è quella dei miei genitori, degli amici, dei capi, dei fornitori, dei clienti o dei miei miti;

Volevo essere un manager. Posso essere un manager di me stessa e una persona di qualità, e con un ruolo, anche svolgendo quello che amo fare. Fare la cuoca. Ho scelto le risorse umane perchè era ciò che mi era più affine all’interno di una organizzazione aziendale. Ho scelto il personale  perchè credo negli esseri umani, ho grande fiducia nel prossimo, credo nelle relazioni. Credo nella giustizia, nel rispetto, nell’educazione, nella meritocrazia, nella fiducia e nella formazione. Credo nel lavoro di squadra, credo nel talento, nelle opportunità, nella convivialità, nelle sinergie, nella condivisione, nella socialità.

Credo in tutte queste cose e credo che il cibo sia un massimo mezzo di comunicazione.

E mi sono scoperta felice. Felice perchè mi alzo alla mattina e mi guardo e mi dico “ciao, sono Marzia e sono una cuoca”. E inizio a sorridere come un imbecille. Eppure me lo ripeto ogni mattina, ogni volta che passo davanti a uno specchio, ogni volta che vedo il mio riflesso in una vetrina. E il mio viso oggi mi piace perchè rispecchia la mia vera identità. Il cibo, la cucina, mi identifica.

Ci ho messo un sacco per accettare che ogni mia cellula urlava a squarciagola ciò che desideravo fare ed essere. Ci ho girato intorno per tanto tempo ed ebbene si. Nonostante la tensione, l’agitazione, quando cucino sono serena, tranquilla e realizzata. Perchè è il mio essere.

Ho attrevarsato i miei mostri, ho dovuto affrontare le mie paure, rivivere i miei traumi e trarne insegnamento; ho dovuto accettarmi, ho dovuto riconoscermi, ho sofferto, ho lottato, ho pianto, mi sono fatta del male e altro ne ho fatto, ma alla fine ho scelto. E quando scegli, ogni cosa diventa possibile. Ogni cosa diventa bella e raggiungibile, ogni dolore si supera. Trovi la pace. E con la pace, la gratitudine anche per le avversità. Anche per le scelte. Anche per chi ti ha fatto male, deluso o abbandonato. Potevo forse ribellarmi prima, essere più caparbia ed egoista ma è andata così perchè dovevo evolvere. Ora, perchè ero pronta ad affrontare e comprendere il cambiamento.

In tutta questa evoluzione, non posso che ringraziare il mio maestro. Grazie a lui se sono sbocciata come un fiore, come una farfalla che è uscita dal bozzolo.

Lui mi ha fatto vivere le mie paure, i miei dilemmi, le mie avversità, mi ha creato un conflitto interiore e mi ha fatto mettere in discussione. Mi ha stimolato, mi ha spronato, messa alla prova, e mi ha dato l’opportunità di vedere quello che realmente sono e desidero.

Se non ci fosse stato probabilmente sarei imbrigliata in un noioso colloquio, o a discutere in una riunione su cose irrisolvibili, imprigionata a una scrivania a leggere milioni di mail.

Ed invece cucino e sono felice. Ho trascorso la mattinata con indosso il grembiule anzichè il tailleur, in una cucina anzichè in una sala riunioni, estasiandomi per quello che stavo facendo, esaltandomi per il risultato senza nascodermi, senza sensi di colpa.

Il piatto che ho presentato l’ho chiamato “mi fido di te”. Perchè la fiducia è un sentimento bellissimo.

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mi fido di te, gazpacho di carote e pesche, riso e fagioli lattofermentati

Fiducia in se stessi, fiducia negli altri, fiducia in quello che si sta facendo, fiducia nel mondo, fiducia nelle proprie esperienze e sensazioni, fiducia nel futuro.

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Mi fido di te – gazpacho di carote e pesche, riso e fagioli lattofermentati

 

Ingredienti per4 persone:

1 kg di carote

200 gr di riso Roma

200 gr di fagioli rossi fermentati , la ricetta per prepararli la trovate in questa ricetta “estate addosso” 

50 gr di anacardi al naturale

2 rape di Chioggia

1 fetta di anguria

2 zucchine

50 ml di latte di mandorla

25 gr di succo di limone filtrato

1 pesca noce matura

1 pezzetto di circa 2 cm di zenzero fresco

erbe aromatiche a piacere

germogli e erbe fresche

peperoncino

1 arancia

10 gr di kuzu

sale, pepe e olio evo e olio di girasole alto oleico

fiori eduli per guarnire

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Procedimento:

 

Mettere in ammollo gli anacardi per una notte. Scolarli e sciacquarli.

Con un estrattore, o la centrifuga, estrarre il succo di carote, pesca e zenzero. Filtrare con un colino a maglie fini e calcolare 300 ml di succo, trasferendolo in una casseruola. Stemperare il kuzu e portare a ebollizione. Continuare a mescolare fino a quando il succo si addensa leggermente. Aggiustare di sale e condire con poco olio.

Frullare i fagioli lattofermentati con gli anacardi e ottenere un patè sodo e omogeneo.

Cuocere il riso con un volume e mezzo di acqua. Condire con un pizzico di sale e le erbe aromatiche. Cuocere per almeno 20 minuti, fino a quando il riso non sarà completamente cotto e morbido. Spegnere il fuoco e frullare leggermente, condendo con un filo d’olio, con l’aiuto di un frullatore a immersione.

Formare, in ring di alluminio, dei dischi di riso e arrostirli in padella, a fiamma vivace con poco olio.

Tagliare l’anguria in cubi reolari. Affettare le zucchine a fettine sottili e arrotolarle su se stesse.

Preparare la maionese montando il latte di mandorla con il suco di limone ed unendo, frullando con un frullatore a immersione, circa 120 ml di olio di girasole. Condire con abbondante peperoncino e scorza grattuggiata fnemente di arancia.

Servire il gazpacho con i dischi di riso arrostito e il patè di fagioli lattofermentati, accompagnandolo con le zucchine farcite con la maionese e i germogli e completando con l’anguria a dadi. Decorare con fiori eduli e germogli e servire.

Buon appetito!!

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Tempi di preparazione:

 

2 ore circa

 

nb. Se non avete voglia e tempo di preparare i fagioli lattofermentati potete usare dei semplici fagioli lessati da unire agli anacardi, succo di limone e condendo con sale e pepe.

Se preferite, per un piatto più veloce, potete servire il gazpacho con il patè e il riso in purezza, senza realizzare i dischi da arrostire e accompagnando con un insalata di zucchine.

 

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