patè al sumac e ravanelli

PATE’ AL SUMAC E RAVANELLI – FOTOGRAFIE DI ALESSANDRO ARNABOLDI

Penso e ripenso alle relazioni. A volte sono super, sembra quasi incredibile quanto pensi di essere legata a una persona, quanto si possa condividere e sembri di capirsi al volo. Poi, senza nemmeno accorgersene si diventa estranei. E come in tutte le relazioni c’è chi non ci fa nemmeno caso, che gira pagina e trova qualcuno d’altro a cui legarsi e chi invece soffre e ci rimane male.

Io sono una che si da tanto. Senza che me lo venga chiesto cerco di essere presente. Ascolto, consiglio se mi viene chiesto, supporto, condivido. Mi preoccupo, celebro i successi e mi prendo cura delle persone che amo. Più che un pregio, lo trovo un grandissimo difetto, lo ammetto.

Pero’ credo profondamente nella reciprocità. Cio’ non significa che mi aspetti le attenzioni che dono io agli altri; io sono io e faccio quello che mi sento di dare. Ma mi auspico che le persone a loro modo si interessino a me, che abbiano interesse nell’amicizia, a mantenerla viva. L’amicizia è fatta di condivisione, di presenza, di momenti di gioia, di tristezza, di affanno, di fatica, di dolore, di entusiasmo, di vittorie e di sconfitte.

Avevo un’amica, che amavo tantissimo e che mi rendeva molto felice. Lavoravamo insieme. Condividevamo le stesse esperienze, o per lo meno ciò che accadeva nel nostro ambiente. Ci supportavamo, ci divertivamo tantissimo anche nelle difficoltà e ogni momento insieme lo vivevo con gioia e gratitudine. Nonostante ci scambiassimo mail di continuo, ci fossimo sentite tante volte durante il giorno, mi riempiva il cuore ricevere un suo messaggio, una foto o una semplice emoticons alla sera o al primo mattino. Mi dimostrava il suo affetto, la sua presenza. E io contraccambiavo. Ora mi rendo conto che tutte le ore trascorse ad ascoltarla mentre si sfogava, tutte le parole e gli abbracci che gli davo per conforto non rappresentavano amicizia e stima ma che probabilmente, come spesso accade,  ero solo il temporaneo cestino in cui riversava le sue frustazioni. Una volta colmo, o risolto la sua frustrazione, ha voltato le spalle.

Nel momento che ha cambiato lavoro le cose sono repentinamente cambiate. Tanti i campanelli di allarme. Giorno dopo giorno si è allontanata sempre più. Nonostante l’evidenza, cerco ancora un punto di contatto. Eppure è talmente percepibile la distanza, il disinteresse, quasi il fastidio di dover relazionarsi. Sicuramente qualcosa che ha incrinato una bella amicizia c’è stato. Il punto del non ritorno è stato oltrepassato.

E i giorni sono passati.

Ho tentato di cercare il confronto e il chiarimento. Ho tentato di recuperare il rapporto e mantenerlo vivo. Cerco di  capire cosa l’abbia allontanata, eppure nonostante gli sforzi vedo ogni mio approccio vano.

Mi domando cosa ne sia rimasto di quei giorni spensierati e di risate dove ci scambiavamo cuori e ci cercavamo per ogni cosa, felici di condividere e di supportarci. Dove ogni pretesto era valido per vederci anche solo per un saluto.  Siamo passati da un estremo all’altro. Incomprensibilmente.

Relazioni che mi fanno soffrire, lacrimare il cuore perchè, infondo, le voglio molto bene e mi delude e affatica sentire la sua mancanza. E mi dispiace.

Le persone cambiano o forse semplicemente, a un certo punto, iniziamo a vederle per quello che sono. Le relazioni vanno e vengono. Come le maree. Le persone si incontrano ma se non sono legami troppo forti, e non si alimentano, si spengono come il fuoco di un falò. resta cenere e fumo. Talvolta è meglio così, anche se fa male. Non si ha più nulla da dare, e più nulla da prendere. Non si hanno più gli stessi interessi o le stesse necessità; Incontriamo un sacco di persone durante la nostra vita. Alcuni restano al nostro fianco, chi più chi meno, vicini o lontani. Persone che non vediamo mai eppure sappiamo che ci sono e che possiamo contare su di loro. Che appena si trascorre del tempo insieme, la lontananza si annulla e che ti riappropri della gioia di averli con te. Altre invece, scompaiono irrimediabilmente. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Navi in mare che prendeno il largo, un’altra strada. Si è condiviso parte del viaggio, ne sei grato per questo ma sai che non torneranno.

Eppure le persone vanno lasciate andare. Mi rimane il ricordo di quando siamo state amiche, e rifletto se lo siamo state mai davvero.  Vedo l’opportunismo della circostanza, travestita da amicizia piccina dalle grandi speranze. Infrante, come una gelida notte di inverno.

Tornerà la primavera, arriveranno nuove amicizie, impareremo a sopravvivere con le assenze di chi avremmo voluto accanto.

patè al sumac e ravanelli

patè al sumac e ravanelli

Patè al sumac e ravanelli

 

Ingredienti per 4 persone:

 

200 gr di cannellini

2 avocado

150 gr di ravanelli

1 limone

sale, pepe

sumac in polvere

1 cucchiaio abbondante di lievito alimentare

acidulato di umeboshi

patè al sumac e ravanelli

patè al sumac e ravanelli

Procedimento:

 

Affettare, con l’aiuto di una mandolina, i ravanelli e metterli in acqua e ghiaccio. Cuocere per circa 40 minuti i cannellini in abbondante acqua. Scolarli e trasferirli nel frullatore.

Unire ai cannellini il succo di limone, gli avocado, e il sumac a piacere. Unire il lievito alimentare e aggiustare di sale e pepe.

Frullare fino ad ottenere una crema liscia e omogenea. Trasferire in un contenitore ermetico e conservare in frigorifero fino al momento di servire.

Condire i ravanelli con l’acidulato di umeboshi e servirli insieme al patè.

Buon appetito!

patè al sumac e ravanelli

patè al sumac e ravanelli

Tempi di preparazione:

 

90 minuti circa

 

nb. 

Ottimo come antipasto o per l’aperitivo, da servire con la focaccia, il pane tostato o delle cialde di legumi.

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